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I TEDESCHI NELL'ATLANTICO

  • 13 dic 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 16 gen 2021

13 Dicembre 1942: nell’Oceano Atlantico inizia la battaglia del Rio de la Plata, considerata il primo scontro navale del secondo conflitto mondiale, che vide coinvolti la marina tedesca e la marina britannica, quest’ultima impegnata ad opporsi alle incursioni tedesche prima dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti.

Il comando tedesco per le operazioni in mare aveva stabilito che per fiaccare la resistenza inglese e per accelerare la campagna in Europa bisognava interrompere i collegamenti oltroceano, prendendo di mira ed affondando tutti i trasporti merci che navigavano da soli nell’Oceano Atlantico. I convogli presi di mira, essendo di tipo civile, viaggiavano spesso isolati e senza una scorta, trasformandosi in bersagli ideali per la marina tedesca, che nonostante le intenzioni ostili assicurava sempre l’evacuazione degli equipaggi dei mercantili bersaglio, per non provocare vittime civili durante le operazioni di affondamento. Alla testa delle operazioni contro i mercantili alleati c’era la corazzata Admiral Graaf Spee, supportata dalla petroliera Altmark che assicurava la continuità della navigazione fornendo carburante e tutto il necessario per il sostentamento dell’equipaggio. Durante la sua crociera nell’atlantico, la corazzata tedesca aveva affondato nove mercantili alleati, fino a quando il 13 dicembre, all’alba, venne avvistata da una squadra di incrociatori alleati che avevano ricevuto il compito di intercettare ed interrompere qualsiasi altro attacco ai mercantili civili. La squadra alleata era composta dall’HMS Ajax, l’HMS Exter e l’HMS Achilles che ingaggiarono subito uno scontro a distanza con la corazzata tedesca. Durante la prima fase dello scontro l’HMS Exter venne gravemente danneggiato e costretto a lasciare il gruppo, mentre i restandi due incrociatori continuarono ad inseguire il vascello tedesco. Nei successivi tiri d’artiglieria anche la Graf Spee rimase gravemente danneggiata ed il capitano Langsdorff decise di rifugiarsi nel porto di Montevideo, in Uruguay, dopo una intensa attività diplomatica. Le autorità uruguayane però, non volendo creare un precedente diplomatico, autorizzarono il comandante tedesco a rimanere in porto solo per 72 ore, scadute le quali sarebbe stato costretto a tornare in mare, dove lo attendevano alla foce del Rio de La Plata il gruppo inglese di incrociatori. Scadute le 72 ore, impossibilitato a raggiungere la vicina e più amichevole Argentina, il capitano Langsdorff, per non cadere prigioniero degli Inglesi, decise di autoaffondare la corazzata dopo aver evacuato l’equipaggio.

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