HOUSTON , ABBIAMO AVUTO UN PROBLEMA
- Fabrizio Bruno
- 11 apr 2021
- Tempo di lettura: 2 min
11 Aprile 1980: dal Pad 39 del Kennedy Space Center decolla la missione spaziale Apollo 13, la terza missione che sarebbe dovuta sbarcare sulla Luna.
All’interno del modulo lunare erano presenti gli astronauti Jim Lovell, Jack Swigert
e fred Haise. La missione della NASA è diventata famosa per l’incidente che rischiò
di diventare uno dei più gravi durante la corsa all’esplorazione spaziale. 56 ore dopo la partenza, durante una fase di manutenzione del modulo di servizio Odyssey , si verificò una esplosione che coinvolse i serbatoi di ossigeno nella parte esterno del velivolo. L’ossigeno, oltre a rendere abitabile il modulo, serviva anche come alimentazione delle batterie di bordo, insieme all’idrogeno. Sia la sala di comando a terra che i tre astronauti di Apollo 13 non riuscirono immediatamente a circoscrivere la zona coinvolta dall’esplosione e gli eventuali equipaggiamenti del modulo spaziale. A causa di questa incapacità di analizzare il danno, la NASA decise immediatamente di annullare l’allunaggio e concentrare tutte le forze sul riportare a terra i tre astronauti. Agganciato ad Odysey c’era Aquarius, il modulo lunare che sarebbe servito per il core della missione vera e propria, cioè la terza esplorazione umana del suolo lunare. Il modulo aveva già serbatoio e batterie cariche per la missione e quindi si decise subito di utilizzarlo come mezzo di rientro e di salvataggio. L’utilizzo dei motori del modulo di servizio principale fu scartata poiché si temeva che l’accensione avrebbe potuto generare una esplosione a causa dell’incidente precedente, mettendo a rischio l’incolumità degli astronauti. Per effettuare il rientro si optò per l’uso dei propulsori del modulo Aquarius, che erano però studiati solo per un breve utilizzo sul suolo lunare. Inserendosi nell’orbita lunare e seguendo una traiettoria di rientro libero, l’Apollo 13 riuscì a rientrare sulla Terra 7 giorni dopo, nonostante i tre astronauti abbiano dovuto trascorrere tutto il viaggio di ritorno in condizioni difficilissime, poiché il modulo lunare Aquarius non era progettato per questo tipo di operazioni. Una missione che doveva seguire le orme dei due allunaggi precedenti, Apollo 11 ed Apollo 12, si trasformò in uno degli eventi mediatici della seconda metà del Novecento, che tenne incollate agli schermi persone da tutto il mondo che avevano iniziato a seguire con trepidazione una delle operazioni di rientro spaziali più turbolente della storia.
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