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LA "NATIVITA`" O "ADORAZIONE DEL BAMBINELLO"

  • Vittorio Longo
  • 3 gen 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

La “Natività” o “Adorazione del Bambino” (le fonti differiscono sul titolo da attribuire all’opera) databile ai primi decenni del XVI secolo, di autore ignoto ma ritenuto di scuola umbro-senese, è un’opera di grande pregio e valore artistico dipinta su supporto ligneo della grandezza di metri 1,45x2,62 oggetto di restauro nel 1985. Originariamente posta sull’altare maggiore della Chiesa, di cui, probabilmente, doveva rappresentare l’immagine principale, dal 1988, per motivi di sicurezza, è stato spostato e messo in posizione elevata sulla parete destra della navata. Nel dipinto è fortemente evidenziato il tema della contrapposizione della nascita e della morte, motivo spirituale particolarmente caro a San Francesco e molto ricorrente in tutta la Chiesa di Santa Maria Valleverde. Nell’opera, infatti, il tema della natività di Gesù è unito a quello della morte del Cristo che viene evocato attraverso la rappresentazione degli strumenti della passione portati da putti che circondano il Gesù Bambino come fossero in una processione danzante. Sul primo piano del dipinto possiamo notare come lo stesso Gesù Bambino sia intento ad indicare alla madre la Croce quale suo futuro destino e compimento; la Madonna, dal volto particolarmente elegante, di suo, in costernata contemplazione incrocia pacatamente le braccia al petto in netta contrapposizione con l’agitato stupore di San Giuseppe. Subito dietro la raffigurazione della Sacra famiglia sono presenti tre uomini, rappresentati nelle vesti di un soldato, un pastore e un mendicante. In secondo piano, nella fascia centrale della pala, vi è sulla parte destra la capanna della natività, con il bue e l’asino che mangiano del fieno ed al centro la raffigurazione dei magi che, in sontuosi abiti orientaleggianti, si apprestano a recare i loro doni seguendo la strada indicata dalla stella cometa che nel rischiarato cielo è sormontata da schiere di angeli che portano l’annuncio della venuta del Salvatore. Sul terzo piano dell’opera, infine, forse una scena di ritorno dalla caccia con uomini e bestie, che si perdono via via fin sullo sfondo in cui, incastonata in una valle fra montagne favolistiche, si intravede una ricca città fluviale di cui distintamente si riconoscono un grande ponte carrabile e un imponente ingresso murato con due alti torrioni di guardia.

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