LA CROCE PROCESSIONALE DEGLI ORSINI
- Vittorio Longo
- 1 nov 2020
- Tempo di lettura: 2 min
L'opera fa parte della cerchia di pezzi di oreficeria legati alla produzione sulmonese
del XIII secolo, tuttavia la eccellentissima qualità del manufatto ha fatto ritenere
che sebbene l’autore fosse direttamente legato al territorio abruzzese probabilmente
ebbe modo di fare un apprendistato (o proveniva) fuori della regione. L’opera
presenta infatti forme stilistiche ed iconografiche che richiamano influssi francesi,
senesi e napoletani oltre che sulmonesi. Con molta probabilità, inoltre, è da
ritenersi il frutto del lavoro condiviso di un capomastro e di due sottoposti. Il
Crocefisso, originariamente custodito nella Chiesa di Santa Maria in Valle
Porclaneta, all’inizio del ‘900 era ormai posto nella Chiesa parrocchiale di Rosciolo
da cui fu prelevato e trasferito per ragioni di sicurezza, a seguito di un terremoto,
nel 1904 e portato a Roma. Qui il riconoscimento della sua pregevolissima fattura ne permise l’esposizione presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Venezia. A partire dal 1994 è collocato nel Museo d’Arte Sacra della Marsica presso il Castello Piccolomini di Celano nelle sale VI/VII costituendo uno dei pezzi più pregiati della raccolta museale e probabilmente il più importante della sezione di oreficeria. La Croce, alta 87 cm e larga 66 cm, è costituita da una serie di lamine d’argento dorato fissate con piccoli chiodi su una anima di legno, una serie di 8 placchette smaltate dal fondo blu e 15 sfere argentee. Il verso ove è raffigurata la crocifissione vede il Cristo, al quale un angelo che vola verso il basso dal braccio superiore della croce sta porgendo una corona, inchiodato su una insolita e naturalistica croce a tronco, raffigurante l’albero della vita, sormontato dalla scritta INRI e contornato da quattro angeli alati raffigurati nelle placchette. All’estremità superiore della Croce è posto l’Arcangelo Michele ed ai due bracci laterali i c.d. dolenti, nell’estremità del braccio inferiore vi è il simbolo degli Orsini, mentre nell’appendice un Santo non identificato. Il verso opposto presenta la raffigurazione classica della Vergine che allatta il Bambino seduta su trono, contornata da due angeli e i Santi Pietro e Paolo raffigurati nelle placchette. Sulla estremità dei quattro braci sono posti gli evangelisti, mentre ai piedi del trono sul corpo del braccio inferiore vi è San Giovanni Battista, in appendice è presente l’agnello crucifero. Ai lati del trono della Vergine, inoltre, vi sono due iscrizioni che permettono di individuare la data certa di realizzazione dell’opera, il 1334, ed il committente, Dominus Ursus prepositus fieri fecit hoc opus, da identificare con il nobile Orso Orsini che dal 1323 era preposto della Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta.
(Fonti: V. Pace, Per la storia dell’oreficeria abruzzese, Istituto poligrafico dello Stato, Estratto da Bollettino d’arte (aprile- giugno 1972) n. 2; S. Romano, Fatti e personaggi nel regno di Napoli, Estratto da Bollettino d’Arte, Supplemento al n. 43 Serie VI - 1987; L. Arbace, E. Ludovici, Capolavori d’Arte al Castello Piccolomini di Celano, III Quaderno del polo museale d’Abruzzo, Editore Zip.
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