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GESU' È GIUDICATO DA PILATO

  • Immagine del redattore: Unione Popolare
    Unione Popolare
  • 4 set 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

La terza stazione della Via Crucis della Chiesa del Sacro Cuore

“Gesù è giudicato da Pilato” è opera del pittore toscano Gisberto Ceracchini (Foiano della Chiana, 1899 – Petrignano del Lago, 1982). Nato da umili origini contadine Ceracchini imparò a dipingere da autodidatta. Trasferitosi a Roma appena sedicenne entrò in contatto con la cerchia di pittori e letterati della c.d. “Terza saletta” del Caffè Arango dove avvenne la sua formazione culturale. Sino alla metà degli anni trenta la sua opera fu caratterizzata da un linguaggio primitivo, con squadratura e monumentalismo dei volumi, rigidità del segno, nettezza dei contorni e cromia levigata con non rari riferimenti a modelli quattrocenteschi, Giotto e Masaccio; successivamente si evolse verso una ricerca di purismo formale con pieno richiamo alla classicità poi integrata ad una cromia accesa e vibrante (S. Zatti, Gisberto Ceracchini, voce, in Enciclopedia Treccani). Il suo disegno venne definito robusto e appassionatamente espressivo, con la espressa tendenza a dare corpo a sentimenti desueti e anacronistici per la loro ingenuità e candore (R. Longhi, La mostra degli artisti sindacati. Ceracchini e gli altri, in L’Italia letteraria del 14 aprile 1929). Negli anni ’20 e ‘30 partecipò a importanti mostre ed esposizioni d’arte in Europa fra cui le prime due edizioni della Quadriennale di Roma, 1931 e 1935, l’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1930 e le edizioni della Biennale di Venezia dal 1930 al 1938. Nel dopoguerra si dedicò all’arte sacra partecipò alla Mostra d'Arte Sacra a Milano e intraprese numerose imprese decorative in varie chiese di Roma. Il “Gesù è giudicato da Pilato” è opera in cui risulta evidente la maturazione artistica di Ceracchini rispetto alla produzione precedente. La sua linea risulta più leggera e stilizzata e la raffigurazione della scena evangelica si presenta con un linguaggio nuovo e molto distante dalle modalità iconografiche tipiche dell’evento. L’opera della grandezza di 60x50 cm è un olio su tavola (N. Taccone, Arte a Celano, Segni del Novecento, p. 67), essa è volutamente tersa, ossia esente da qualsivoglia impurità, perfettamente limpida, con un uso luminoso dei colori. Pur semplice nella struttura e nella disposizione, si rileva sobria ed equilibrata (N. Taccone, Celano, memoria d’arte, p. 51). Nella scena sono presenti tre figure, Ponzio Pilato, nell’atto di lavarsi le mani dal giudizio nei confronti di Gesù, il suo servitore, intento a versargli l’acqua per tramite del quale purificarsi, e Gesù incatenato con l’aria dimessa e afflitta; le loro vesti hanno colori particolarmente nitidi e luminosi che vengono ulteriormente esaltati dalla neutralità dello sfondo. La figura di Ponzio Pilato risulta particolarmente intensa e problematica in essa si mescolano i sentimenti contrastanti, turbamento, incuranza, obbligo al dovere, senso di colpa, necessità di mantenere gli equilibri. Sentimenti, insomma, di un uomo chiamato a prendere una decisione importante ma che non risulta all’altezza del compito

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