AFFRESCO DI SANT ' ANTONIO ABATE PROVENIENTE DALLA CHIESA DI ALBA FUCENS
- Vittorio Longo
- 4 set 2021
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Originariamente collocato nella parete sinistra della navata centrale della Chiesa di San Pietro di Alba Fucens l’affresco di Sant’Antonio Abate venne da essa staccato a seguito del terremoto del 1915 e dal 1992 è in mostra nel Museo di Arte Sacra della Marsica presso il Castello Piccolomini con collocazione nella III sala. L’affresco, in principio, doveva far parte di un complesso gruppo pittorico con molteplici raffigurazioni di Santi di cui rappresenta, assieme a quello dell’Apostolo Giacomo il Maggiore anch’esso a Celano, uno dei pochi sopravvissuti al sisma del secolo scorso. Il Santo, raffigurato di tre quarti a mezzo busto ed inserito all’interno di una edicola con archetti ogivali trilobati di stampo tardo- gotico, si staglia da un intenso fondo blu notte ed è facilmente riconoscibile poiché tratto nelle forme anziane e con gli attributi iconografici classici richiamati dalla tradizione cristiana ad esso riferiti: il saio monacale marrone scuro ed il bastone, vigorosamente impugnato con la mano destra, a forma di tau con la campanella. Il volto del Santo presenta una espressione particolarmente rigorosa e vigile, elegante è la rappresentazione della folta e canuta barba riccioluta e dell’aureola, notevoli i particolari delle rughe degli occhi e della fronte. Complessivamente l’affresco, le cui dimensioni sono di 129 cm di altezza e 63 di larghezza, seppur rovinato e reso incompleto, “...si caratterizza [...] per una resa sensibile e misurata del colore...”. Per quanto concerne la datazione dell’opera essa è incerta ma sicuramente inquadrabile fra il XIV e XV secolo e quindi riconducibile a quel ciclo di nuovi affreschi voluti nella chiesa di San Pietro dai Francescani conventuali minori che a partire dal 1310 avevano sostituito i Benedettini nella gestione dell’edificio ecclesiastico e del convento annesso. Vi sono dei dubbi anche per quanto concerne l’autore dell’affresco ma le teorie prevalenti riducono a due le ipotesi possibili ossia un esponente della cerchia del Maestro del Trittico di Beffi, attorno al quale si creò una ampia, raffinata e prolifica scuola cui orbitavano molti abili artisti quattrocenteschi abruzzesi, oppure Antonio Martini da Atri, pittore anch’egli di ampia e duratura fama, lungamente attivo nell’aquilano e ritenuto “vero e proprio battistrada dalla cultura ‘cortese’ in Abruzzo.”. (fonti: L.Arbacete, E.Ludovici, Capolavori d’Arte al Castello Piccolomini di Celano, Quaderni del Polo Museale d’Abruzzo, pag. 34-35; G.Grossi, Marsica, guida storico-archeologica, pag. 60-61, Alph editrice.; Museo della Marsica, San’Antonio Abate, in www.museodellamarsica.beniculturali.it).
riposizionato su un nuovo supporto. Spostato negli archivi della Sopraintendenza regionale nel corso del restauro degli anni ‘50 e quindi
esposto al Museo Nazionale di L'Aquila.
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